Archive for settembre 5th, 2013

5 settembre 2013

Ancora la fandonia di Marte

Volo di sola andata su Marte: anche 35 italiani tra i 170mila candidati

I veri colori di Marte

(SOLE 24 ORE) 2022 è un bel numero, se piacciono le cifre. È anche l’anno in cui il primo equipaggio di Mars One sbarcherà su Marte, per non fare mai più ritorno. E chi mai ci andrà, uno potrebbe chiedersi. Incredibile ma vero il progetto ha aperto le iscrizioni per candidature a diventare il primo uomo/donna a porre piede su Marte, e lì rimanerci ripetiamo, e sono piovute in un paio di mesi 170.000 domande, fra cui 35 di nostri connazionali. Mars One è un’impresa no profit creata da alcuni olandesi in società con privati statunitensi e canadesi. Il progetto è strano, ma, assicurano tutti, molto serio: mandare un’astronave su Marte e popolare il pianeta con persone che vogliono trasferirsi lì a partire dal 2022. Già un paio di nomi illustri del passato spaziale si sono detti disposti ad andare su Marte senza ritorno: Buzz Aldrin, che fu sulla Luna con le missioni Apollo del secolo scorso, e Valentina Tereskova, la prima donna in assoluto ad andare nello spazio 50 anni fa. Ma cosa spinge così tanta gente a candidarsi a una missione già di per sé rischiosissima, comunque senza possibilità di tornare indietro? Lo hanno spiegato a una conferenza stampa tenutasi lo scorso agosto a Washington quattro fra i candidati astronauti. Haaron Hamm, 29 anni direttore di un hotel, ad esempio dice che da quando è nato non sogna altro, mentre Leila Zucker, sposata, 45 anni e medico di pronto soccorso, dice che da sempre ha sognato di essere il primo medico di emergenza nello spazio, talmente motivata da aver scritto una canzone sul suo viaggio su Marte. Austin Bradley, 32 anni e softwarista esperto, si è presentato con due divertenti antennine verdi, tanto per non lasciare dubbi sul fatto che bisogna essere un po’ pazzerelli per mettersi in un’impresa del genere. Andare su Marte comporta molti rischi. Intanto il lancio e il viaggio di ben sei mesi esposti alle radiazioni cosmiche, visto che la protezione del campo magnetico terrestre cessa a una certa distanza, poi l’atterraggio sul pianeta rosso e la sopravvivenza.
Non che i candidati astronauti si siano detti preoccupati più che tanto, “nessuno di noi ha intenzione di morire”, ha detto la Zucker cui basterebbe sopravvivere un paio di anni, senza specificare se terrestri o marziani, ma sarebbero disposti anche per un solo anni di sopravvivenza. Se si leggono sul sito del progetto le motivazioni dei candidati italiani la musica non cambia molto passando da Luigi, 19 anni, studente a Carlo, addirittura fisico teorico di 57 anni. Tutti dicono di essere pronti a lavorare in team e di voler andare su Marte, punto e basta sostanzialmente, anche se aggiungono qualche frase a effetto sulla loro vocazione. Se mai questi o altri ci andranno è da discutere, il progetto ha un business model quanto meno bizzarro ma validato da esperti e supportato da un paio di premi Nobel: far quattrini con gli sponsor, e qui non serve il Nobel per capirlo, e poi far partecipare in modo collaborativo il pubblico alla preparazione dell’impresa. In altre parole prevedono una lunghissima trasmissione, mesi e mesi, tipo grande fratello e per vederla si pagherà un piccolo gettone. Al di là delle facili battute occorre dire che da mesi in America, e ora anche un po’ in Europa, si susseguono le iniziative “private”, dato che le agenzie spaziali hanno programmi che proprio non entusiasmano il pubblico, da quello Nasa di mandare astronauti su un asteroide a quello europeo di mandare su Marte una sonda evoluta quanto si vuole ma pur sempre un robot. Proprio questa settimana è uscita l’ennesima “prova” del fatto che la vita terrestre verrebbe da Marte. Gli astronomi ci giocano da 100 anni con queste ipotesi, pare invece che il grande pubblico si diverta di più a riportarla indietro sul pianeta rosso. Speriamo uno dei selezionati per il grande, e definitivo, balzo sia italiano.

Come ho scritto spesse volte, è tutta una pantomima, una presa in giro per allocchi. Non vi è disponibile la tecnologia  per assicurare il viaggio di un gruppetto di persone verso il pianeta rosso. Oltre all’annoso prblema delle radiazioni, non esiste la logistica di mantenere in vita esseri umani nello spazio per 6 mesi mutrendoli con vero cibo. Perché, se si alimentassero unicamente con pillole o liofilizzati, il loro  apparato gastrointestinale andrebbe “in avaria” nel giro di un paio di settimane. Occorrerebbero tonnellate di cibo e una quantità d’acqua con ridondanza di macchinari per il riciclo. Necessiterebbe un’enorme astronave grande quanto la ISS (Stazione Spaziale Internazionale) che dovrebbe essere assemblata a moduli nello spazio al costo di miliardi di euro. Poi ci sarebbero i contraccolpi psicologici ed emotivi sugli occupanti per un viaggio senza ritorno, se non si tratta di una missione suicida. La solita bufala confezionata per i creduloni.