Archive for luglio 2nd, 2016

2 luglio 2016

Dacca: I nomi dei nove morti italiani

Adele Puglisi, 50 anni, è di Catania e lavorava in Bangladesh per il gruppo di Grandate. Le forze speciali del Bangladesh nella notte hanno assaltato il bar-ristorante dove erano asserragliati i militanti dell’Isis. Non si hanno notizie di un decimo italiano
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La Farnesina ha comunicato ufficialmente i nomi delle nove vittime italiane.
Adele Puglisi, 54 anni, di Catania, è una manager della Artsana, il gruppo di Grandate. La notizia è rimbalzata anche a Como in queste ore attraverso internet e whatsapp. I familiari non avevano notizie di lei da due giorni. Adele Puglisi stava per rientrare a casa.
Probabilmente la cena a cui ha partecipato era per salutare una sua amica, Nadia Benedetti, anche lei uccisa dai terroristi, prima di partire dal Bangladesh per la Sicilia.
Il suo rientro a Catania era previsto tra stasera e domani, e suo fratello e i suoi amici si stavano organizzando per accoglierla.
«La vedevamo 20 giorni l’anno, era sempre in giro per il mondo per il suo lavoro». Così un vicino di casa parla di Adele Puglisi, manager per il controllo della qualità per la Artsana, tra le vittime della strage di Dacca. Non era sposata e non aveva figli. Abitava in un antico palazzo di una stretta via nello storico rione del Fortino a Catania, dove sarebbe dovuta ritornare nei prossimi giorni. «Era una donna riservata e cortese – afferma affacciato da un balcone un dirimpettaio – la conoscevo da anni, ma qui c’era sempre poco: stava alcuni giorni e poi ripartiva, era sempre impegnata all’estero per lavoro».
Le altre vittime sono Claudio Cappelli, 45 anni, di Vedano al Lambro (Monza), Maria Riboli, 33 anni di Solza (Bergamo), Cristian Rossi, 47 anni, imprenditore di Feletto Umberto (Udine), sposato e padre di due gemelline di 3 anni, era stato manager alla Bernardi. Dopo alcuni anni si era messo in proprio. Era in Bangladesh per motivi di lavoro. L’altro friulano è Marco Tondat, un giovane imprenditore nel settore tessile, di Cordovado (Udine). A Dacca è morta anche l’imprenditrice di Viterbo Nadia Benedetti. Lavorava nel settore tessile e nel settore dell’abbigliamento e ha un’impresa in Bangladesh. Le altre vittime: Claudia D’Antona, 56 anni, torinese, moglie di Gianni Boschetti l’unico connazionale che è riuscito a fuggire prima della strage. Gli altri morti italiani sono Simona Monti, 33 anni, di Magliano Sabina (Rieti), incinta di poche settimane e Vincenzo D’Allestro, (nato in Svizzera e residente a Acerra, Napoli)
Un decimo cittadino italiano manca ancora all’appello dopo l’attentato in Bangladesh. «Per ora non risulta tra i cadaveri identificati all’obitorio militare di Dacca», ha riferito il ministro Paolo Gentiloni. «Le vittime sono una ventina e questa persona non c’è. Può essere che sia tra i feriti o che sia irreperibile. Ci lavoreremo. Siamo in contatto con i familiari». ( http://www.laprovinciadisondrio.it/ )

I soliti sospetti.In comune costoro hanno il fatto di essere tutti “imprenditori e manager”. Che ci facevano in Bengladesh? Al solito qualcosa non torna anche in questo caso. Equamente distribuiti su tutto il territorio della penisola come si conviene al politicamente corretto.
Secondo me, è gente nei guai con la giustizia ed Equitalia cui è stata offerta una grossa somma di denaro per stipulare contratti vantaggiosi laggiù. Poi, se li abbiano ammazzati o meno, non saprei. Credo di no, al pari della Solesin e altri. Gli cambieranno nome creandogli una nuova identità. E i boccaloni crederanno al “terrorismo islamico”. Gli italiani nel locale, 9 morti. Anche la numerologia indica che si tratta di un evento inscenato. Per la motivazione, mi rifaccio al post precedente.
ADDENDUM Ma scusate, la sorella della vittima di Torino parla della sorella, della cui morte aveva avuto conferma da due ore (lo dice lei) ma mostra una calma come se l’omicidio fosse avvenuto 10 anni fa:
http://www.lastampa.it/2016/07/02/cronaca/c-anche-una-torinese-fra-le-vittime-di-dacca-claudia-dantona-bhe1TB2f8Kn0PEzopBPpoL/pagina.html

2 luglio 2016

Dacca, Isis sgozza gli stranieri in un ristorante. Venti morti: dieci sono italiani

L’Isis torna a colpire: assalto in un ristorante di Dacca. Venti persone sgozzate col machete. Un testimone: “Torturavano chi non sapeva il Corano”. Nell’irruzione delle teste di cuoio uccisi sei terroristi.

Tra gli ostaggi presi c’erano una ventina di persone, tra cui undici italiani. Per liberarli si è reso necessario un blitz che è iniziato alle 7:40 del mattino ora locale (le 3.40 in Italia) e che si è poi protratto per almeno quattro ore. Un conflitto a fuoco con esplosioni di circa mezz’ora in cui le teste di cuoio sono riuscite a riprendersi possesso del bar. Quello che hanno trovato nel locale era un vero e proprio mattatoio. A terra i cadaveri degli ostaggi ammazzati, soprattutto italiani e giapponesi.
Adesso si contano i morti. Ce ne sarebbero almeno 26 morti. I feriti, invece, sarebbero quaranta feriti. Ma all’appello, secondo fonti della polizia locale, ci sarebbero almeno 14 persone, un numero che continua a oscillare. “Nel ristorante non c’era tantissima gente, ma c’erano vari clienti italiani – racconta Diego Rossini, chef argentino di origini italiane sopravvissuto alla strage – i terroristi cercavano unicamente i cittadini stranieri. Quando il commando ha fatto irruzione, i terroristi hanno subito chiesto ai bengalesi musulmani di recitare il Corano. “A quelli che lo hanno fatto, hanno dato da mangiare – Hasnat Karim, che si trovava nel ristorante con la moglie e i due figli – hanno trattato bene Parvin (la moglie di Karim, ndr) perché indossava il velo”. Tutti gli altri venivano torturati e sgozzati. Un modus operandi tipico dei terroristi islamici che già in passato hanno preso di mira gli stranieri e li hanno ammazzati sistematicamente usando armi affilate, probabilmente i machete.

L’attacco dell’Isis a Dacca

Un commando composto da otto o nove jihadisti, che hanno giurato federltà al califfo Abu Bakr al Baghdadi, ha fatto irruzione all’Holey Artisan Bakery nel quartiere diplomatico Gulshan di Dacca, poco distante dall’ambasciata italiana e da dove fu ucciso Cesare Tavella. Sono entrati sparando al grido “Allahu akbar” (guarda la gallery). L’area intorno al locale, molto popolare fra stranieri e diplomatici, è stata immediatamente recintata dalla polizia locale e dalle forze di sicurezza. Quando in Italia è arrivato l’allarme dell’ennesimo raid, i tagliagole dell’Isis avevano già preso in ostaggio decine di persone. E tra queste erano presenti anche undici imprenditori italiani, numero confermato dall’ambasciatore italiano a Dacca, Mario Palma. Giovanni Boschetti, che era a cena con il gruppo di imprenditori finiti nelle mani dei terroristi islamici, si trovava in giardino al momento dell’attacco ed è rimasto nascosto nel giardino fino a quando è stato tratto in salvo. Un altro italiano, un dipendente del locale, è invece riuscito a fuggire dal tetto subito dopo l’inizio dell’attacco. Gli altri non ce l’hanno fatta e sono stati ammazzati insieme a sette giapponesi (duq donne e cinque uomini).

Il blitz per liberare gli ostaggi

“L’operazione ha inizio. adesso il nostro commando lancerà un assalto al ristorante”. Ad annunciare l’operazione per liberare gli ostaggio è stato Mizanur Rahman Bhuiyan che, alle prime ore del giorno, ha guidato la forza di intervento rapido che ha dovuto contrastare il fuoco dei miliziani islamici. Sulla scena sono stati chiamati mezzi pesanti blindati che hanno dato il via a un’azione che è subito sfociata in un conflitto a fuoco tra militari e terroristi. Durante la sparatoria una “forte esplosione” ha squassato l’aria, poi colpi sordi sono arrivati dall’interno del ristorante. Un’operazione militare degna dei più cruenti teatri di guerra. Nell’operazione sono stati ammazzati sei terroristi. Altri due sono stati catturati mentre uno sarebbe riuscito a fuggirte.

La rivendicazione dell’Isis

L’attacco al ristorante di Dacca porta la firma dell’estremismo islamico. L’Isis ha rivendicato l’attentato con un comunicato all’agenzia di stampa Amaq e riportata dal sito Site. Anche Ansar al-Sharia Bangladesh, organizzazione locale affiliata ad al Qaeda, aveva rivendicato l’attentato. Al di là della paternità dell’assalto, l’estremismo islamico torna a colpire. Paese a maggioranza musulmana fondamentalmente pacifico, da tre anni il Bangladesh ha visto una crescente ondata di attacchi di matrice estremista, attacchi diventati ancora più frequenti nell’ultimo anno. Gli attentati, spesso a colpi di machete, hanno preso di mira fedeli di minoranze religiose (cristiani, hindu e buddisti), seguaci di espressioni dell’islam non corrispondenti al ramo ortodosso sunnita, attivisti omosessuali, stranieri. Alcune di queste azioni sono state rivendicate dall’Isis e altre dal ramo di al Qaeda nel subcontinente indiano, anche se le autorità le attribuiscono a fazioni locali. Sull’onda di questo crescendo fondamentalista, la polizia ha lanciato a giugno una massiccia operazione anti-jihadista che ha portato all’arresto di oltre 5mila persone, tra cui circa 200 presunti estremisti ( http://www.ilgiornale.it/ )

Prevedibile. L’Italia è in ritardo sul reddito di cittadinanza per clandestini, sulle leggi pro-moschee e sullo ius soli. Occorre accelerare i tempo per il governo Di Maio. Dopo l’assassinio di Buonanno per tenere buoni gli unici oppositori al referendum, un altro avvertimento all’Italia. Attendiamo l’elenco delle vittime italiane per capire se sono vere o fasulle. Se sono degli sventurati intercettati a caso, tipo Bossetti, significa sono morti veri.
Con i servizi segreti attuali, come è possibile una organizzazione terroristica impazzi da Orlando (dentro gli USA) fino al cuore dell’Europa e al Bangladesh? Se non si tratta di una congiura internazionale?

 

2 luglio 2016

Su Marte, il vento crea increspature di sabbia simile a quelle che l’acqua forma sulla Terra

Vento sabbia Marte

Nuovi risultati sul campo di dune Bagnold, visitato da Curiosity tra dicembre 2015 e gennaio 2016, mostrano che le increspature di sabbia marziana di medie dimensioni sono uniche e niente di simile è stato visto sulla Terra. La loro forma, messa in relazione con la sottile atmosfera di oggi, può offrire ulteriori indizi sulla storia climatica del pianeta. ( http://aliveuniverse.today/ )

Siccome le immagini del “pianeta rosso” le scattano in qualche isola disabitata artica, devono escogitare tale panzana. In un posto la cui pressione atmosferica è assimilabile a un vuoto fisiologico, come fa il vento a produrre morfologie tipiche dell’azione idrica? Oltretutto, simili alla Terra ove la gravità è maggiore?
Dell’isola Davon, in Canada, e delle strane operazioni della NASA nel deserto di Atacama, in Sudamerica, ho trattato diffusamente nel mio libro: CALEIDOSCOPIO MARTE.