Un altro gola profonda legata alle accuse mosse nei confronti di Boeing è morto improvvisamente, sollevando tetri dubbi sulla contestualità dei decessi sospetti che riguardano proprio gli informatori che hanno deciso di fare luce sui problemi di sicurezza nella produzione dei nuovi velivoli di linea sviluppati della nota azienda aeronautica statunitense. È il secondo whistleblower morto in due mesi. Ne avevamo parlato qui.
Joshua Dean,ingegnere meccanico e ex-addetto al controllo di qualità nella società Spirit AeroSystem, fornitrice di Boeing per alcuni componenti dei 737 Max, è morto in seguito a un malore improvviso all’inizio di questa settimana. Ad annunciarlo è stata la sua famiglia nella giornata di martedì 30 aprile. Dean aveva 45 anni e secondo quanto scritto dal quotidiano Seattle Times era “in buona salute ed era noto per il avere uno stile di vita sano”.
La notizia del decesso non poteva non riportare l’attenzione sulla causa legale mossa nei confronti di Boeing, sollevando altresì preoccupazione e sospetti, essendo Dean il secondo informatore della Boeing a morire improvvisamente dopo Josh Barnett , deceduto per “un’apparente ferita da arma da fuoco autoinflitta” secondo gli inquirenti che proseguono le loro indagini. Barnett è stato trovato morto il 9 di marzo nella sua auto, proprio a ridosso di una ulteriore deposizione da rilasciare contro Boeing: sosteneva che la compagnia si fosse “vendicata” contro di lui per aver esposto problemi di sicurezza con il Boeing 787 Dreamliner.
Come Barnett, Dean era diventato informatore nel caso Boeing che sta facendo luce su alcune problematiche legate alla poca attenzione prestata dai costruttori nella produzione di alcuni parti dei nuovi aeromobili. Nel particolare aveva accusato la Spirit di “ignorare i difetti nella produzione” del Boeing 737 Max. Aereo di linea già protagonista di una serie di incidenti che hanno condizionato in maniera negativa l’affidabilità nell’azienda.
Come revisore della qualità presso la Spirit, Dean aveva segnalato standard decisamente “permissivi” denunciando una “quantità eccessiva di difetti” presso lo stabilimento di produzione Boeing di Wichita, in Kansas, nell’ottobre del 2022. Secondo i suoi report i meccanici “praticavano erroneamente dei fori nella paratia di pressione di poppa dell’aereo”.
I punti di raccordo con il caso Barnett
Assunto dalla Spirit dal marzo 2019, Joshua Dean è stato licenziato dall’azienda durante quelli che vengono definiti “licenziamenti di massa”, per poi tornare nella medesima azienda alla fine di maggio 2021 come controllore della qualità, era passato al ruolo di ingegnere dello stress di livello 2, riferendo di aver notato “difetti di fabbricazione separati nei raccordi che collegano la pinna caudale verticale alla fusoliera”. Come riportato anche dal Sole24Ore, quando il caso emerse nelle primavere del 2023 venne imposto uno “stop produttivo che causò un ritardo nelle consegne dello stabilimento Boeing di Renton, a Seattle”. Nello stesso momento Dean veniva licenziato.
Diventato informatore della parte accusatrice di Boeing, Dean affermò che la società lo aveva licenziato come “ritorsione” per “aver segnalato i difetti nello stabilimento di Wichita” appellandosi a una “falsa giustificazione” come pretesto per “fare da capro espiatorio e metterlo a tacere”, si può leggere nella causa aperta contro l’azienda. Lo stesso Dean aveva inoltre presentato una denuncia contro la sussidiaria Spirit presso la Federal Aviation Administration (FAA), accusando la compagnia di “cattiva condotta grave e grave da parte del senior management della qualità della linea di produzione del 737”. L’indagine della FAA concluse che le accuse di Dean erano fondate.
Secondo in dato riportata da Newsweek attualmente “la maggioranza degli americani sarebbe disposta a pagare di più per evitare di volare su questi aerei”.
Sebbene la madre del secondo whistleblower scomparso in appena due mesi abbia scritto in un post su Facebook che suo figlio aveva “contratto la polmonite ad aprile e aveva avuto un ictus a seguito di un’infezione da Msra” (Staphylococcus Aureus Resistente alla Meticillina, ndr), la concomitanza tra le due morti improvvise e le pesanti accuse sollevate con fondamento nei confronti dell’importante azienda americana, non può che attirare una certa attenzione e instillare una serie di sospetti su questa inquietante coincidenza. ( https://it.insideover.com/societa/il-mistero-dei-decessi-legati-allaffaire-boeing-continua-morto-un-altro-whistleblower.html )
È una costante. Ciò avviene per tutti i complotti reali. Dal 11 settembre alla beffa della Luna.
Bisogna dire che loro eliminano più facilmente coloro la cui testimonianza in un tribunale potrebbe avere molto valore. Sono meno interessati a togliere di mezzo giornalisti o indagatori indipendenti la cui opinione o ricerca avrebbe poco valore probatorio. Un caso su tutti è quello dell’astronauta Jim Irwin la cui testimonianza, ammettendo di non essere mai stato sulla Luna, sarebbe stata fondamentale.
Ciò nonostante, giornalisti investigativi sono stati fatti fuori quali Jim Collier, riguardo lo sbarco lunare, e Bill Kaysing e Bart Sibrel sono stati minacciati.
Per la Boeing e l’aviazione, c’è il problema di come funzionano veramente i motori a reazione.