Nel recente tragico terremoto che ha colpito il Pachistan, anche il paesaggio è stato mutato radicalmente tra cui l’emersione di un’isola in una zona dove il mare è profondo circa 8 metri. La sagoma perfettamente circolare della nuova isola supporta l’ipotesi che essa sia l’epicentro di un’esplosione termonucleare sotterranea, sotto il fondale marino, che è stata causa del tremendo sisma, che ha mietuto centinaia di vittime, secondo la mia teoria: Terremoto artificiale in Giappone. Non può trattarsi di un sommovimento tettonico poichè non avrebbe una così nitida simmetria sferica. E’ certamente frutto di un qualche tipo di deflagrazione. A confermare tale idea, alcune fonti riferiscono che l’isola sarebbe comparsa “istantaneamente”. Osservata di profilo l’isola, che si trova a circa 800 metri dalla costa, ha forma di calotta sferica in completo accordo con l’ipotesi da me formulata. L’onda d’urto ha deformato permanentemente la crosta terrestre innalzandola di 20-30 metri e facendo emergere la calotta. Dalla curvatura del segmento di circonferenza si può desumere che l’ordigno, almeno da 100 megatoni, sia stato piazzato e fatto brillare a 500-600 metri di profondità sotto il fondo tramite una perforazione simulata per cercare gas o petrolio.
La Nasa sta progettando test nucleari sulla Luna
LRO e missioni Apollo, un vicolo cieco
Ecco il più recente video della serie MoonFaker dell’amico Jarrah White. Questo filmato dimostra incontrovertibilmente che le famose “verifiche” dello sbarco sulla Luna effettuate dalla sonda LRO (Lunar Reconnaissance Orbiter) sono solamente un maldestro e patetico artefatto realizzato al computer.
Un filmato della NASA in cui in pochi secondi viene condensato un giorno lunare (14,5 giorni terestri) nella zona di arrivo dell’Apollo 12. Vedete che l’ombra della sonda Surveyor 5, a pochi metri della quale il Lem era allunato, getta l’ombra solo di sera e non al sole basso mattutino!
Dove osservare la cometa ISON C/2012 S1 in Italia
Vi sono indicazioni incerte da parte degli scienziati su quale sarà la brillantezza massima raggiunta dalla cometa ISON C/2012 S1. Dovrebbe essere maggiormente visibile in dicembre, fortunatamente per l’emisfero boreale il periodo dalle notti più lunghe dell’anno ma anche sovente coperte da nubi, nebbie e altre manifestazioni meteoriche che disturbano la visibilità degli astri. Io sospetto che “ISON” possa essere visibile già in novermbre quando starà per raggiungere il perielio il giorno 28. Percorrendo un’orbita estremamente ellittica l’oggetto è in continua fase di accelerazione, viaggia oltre i 300 mila km/h, dalle parti di Marte. Il 28 novembre, nel punto più vicino al Sole, viaggerà a 684 mila km/h per poi rallentare gradualmente sulla via del ritorno negli spazi siderali, ammesso non venga disintegrata durante l’avvicinamento al Sole.
Supponendo che la cometa sia visibile in qualche maniera, qual è la postazione migliore in Italia per l’osservazione? Pubblico una mappa della visibilità delle stelle nel territorio dello stato italiano incluse San Marino e Città del Vaticano nonchè la Corsica. La brillanza del cielo supergiù è direttamente proporzionale all’inquinamento luminoso e minore in quota dove l’atmosfera è rarefatta. Osservando la cartina, si può desumere anche intuitivamente che i luoghi consigliabili si trovano nelle zone montuose pressoché disabitate nelle quali i versanti costituiscono una barriera per l’inquinamento luminoso proveniente dalle vallate attigue e dalle pianure densamente popolate e antropizzate.
Si nota dalla cartina che l’intera pianura padano-veneta, le regioni Lazio, Campania, la Costiera Adriatica e il Tavoliere delle Puglie sono da evitare per una buona osservazione a occhio nudo e con comuni binocoli. Meglio le Alpi verso il confine, la Sardegna, le alte valli appenniniche e, in generale, i luoghi isolati e spopolati. Importante ricordare che la cometa potrà apparire bassa sull’orizzonte, pertanto le montagne e le colline potrebbero ostacolarne la vista.
MAGNITUDO STELLARE | COLORE SULLA CARTINA |
>6.0 | nero |
5.75-6.0 | grigio |
5.5-5.75 | blu |
5.25-5.5 | blu chiaro |
5.0-5.25 | azzurro |
4.75-5.0 | giallo |
4.5-4.75 | giallo-oro |
4.25-4.5 | arancio |
4.0-4.25 | arancio scuro |
3.75-4.0 | rosso |
<3.75 | violetto |
Was it only a paper Moon?
Was It Only a Paper Moon? (1997) – full documentary – documentario integrale in inglese di James M. Collier. L’autore, un giornalista investigativo, morì solo un anno dopo, secondo Bill Kaysing ucciso perché aveva dimostrato tangibilmente la beffa. Secondo me, invece, non fu per questo documentario bensì per l’inchiesta Votescam: the stealing of America in cui dimostrava come vengono manipolate le elezioni presidenziali in USA allo scopo di fare vincere il pupazzo di turno dei poteri occulti.
In questo film, ricco di immagini poco note, la parte saliente è l’analisi di quello strano aggeggo che fu il Lem (modulo di escursione lunare), utilizzato per lo sbarco lunare, i cui spazi interni erano troppo angusti da non permettere agli uomini alcuna mobilità, mentre indossavano l’ingombrante tuta spaziale. Una delle tante, troppe inconguenze di una prodezza inverosimile. Buona visione.
Terremoti artificiali: la prova in Giappone?
Ho già avanzato il sospetto che il catastrofico sisma che ha colpito il Giappone l’11 – 3 – 11 sia di origine artificiale. In tal caso, potrebbe essere stato provocato con una bomba termonucleare infilata dentro una faglia sismica sul fondo oceanico. A suffragio di questa teoria compare un dato interessante: la maggior concentrazione di radiazioni nucleari, si dice emese dalla centrale di Fukushima, si trova in una zona a centinaia di km dal reattore danneggiato dal terremoto come mostrato dalla cartina sotto. Per quale motivo? Come mai la massima quota di radiazioni si riscontra così lontano dal complesso Fukushima Daiichi? Forse le continue notizie sulla perdita di radiazioni sono atte a celare che esse ci sono sempre state dal giorno del sisma.
Un ordigno termonucleare della classe Castle Bravo, il più potente mai fatto esplodere dagli USA (15 megatoni), avrebbe potuto innescare un terremoto di tali proporzioni e susseguente tsunami. La bomba H fatta brillare il primo marzo 1954 nell’atollo di Bikini fu due volte e mezzo più forte di quanto gli scienziati si aspettassero poiché durante la reazione a catena ci furono combinazioni intranucleari supplementari impreviste a livello teorico. L’esplosione generò una palla di fuoco che si allargò per sette km in un secondo, questo dato vi da l’idea della forza d’urto. L’URSS fece esplodere nel 1961 la bomba H chiamata “lo zar” di ben 50 megatoni. Probabilmente bombe di tale potenza, depositate da un sottomarino in un crepaccio, su un fondale marino oculatamente scelto, sarebbero in grado di generare un terremoto come quello che ha scosso il Giappone del nono grado della scala Richter. Nessuno sarebbe in grado di scoprire una vigliaccata simile. Il 6 novembre 1971 gli americani condussero il più grande esperimento nucleare sotterraneo facendo detonare una bomba all’idrogeno da oltre 5 megatoni sull’isola Amchiitka in Alaska. L’esplosione scatenò un terremoto di magnitudo 6,8 grandi della scala Richter e numerose altre scosse di assestamento oltre il 4° grado si ebbero nelle settimane seguenti. Caratteristica rivelante dei sismi artificiali è che i moti di assestamento sono di magnitudo di 2 o più gradi Richter inferiori alla scossa primigenia. L’esplosione atomica in Alaska ebbe effetti devastanti sull’isola Amchiitka facendo innalzare permanentemente la superficie di oltre 8 metri in prossimità dell’epicentro della detonazione e ridisegnando la costa isolana totalmente collassata per chilometri. Che sarebbe successo, se la potenza dell’ogiva fosse stata da 15 o 50 megatoni?
Un altro fortissimo sisma, sospettabile di essere innaturale, fu il maremoto dell’Indonesia e Sumatra del 26 dicembre 2004 di 9,1 gradi. Il 7 gennaio 2005 il giornale britannico The Guardian scrisse che l’avamposto militare statunitense nell’isola di Diego Garcia, nell’oceano indiano, era stato preavvisato dell’imminente sisma. Una società che lavora esclusivamente per il Ministero della Difesa americano, la SAIC, stava curiosamente compiendo perforazioni e sondaggi in cerca di gas e petrolio vicino all’epicentro, un caso?
Forse si tratta solo di fantasismologia o forse no.
ArcheoMisteri Magazine – settembre 2013
In edicola il n° 3 di ArcheoMisteri Magazine Speciale. Di rilievo un corposo dossier sulle OOPARTS (out of place artifacts) ossia “reperti fuori posto”, gli anacronismi dell’archeologia, uno dei misteri insoluti della scienza. Il numero contiene una mia risposta a un lettore riguardo all’articolo, comparso sul precedente numero ArcheoMisteri Magazine n° 2, sull’ibridazione alieni-umani intitolato Morfogenesi ed evoluzione umana: un esperimento di genetica digitale. Buona lettura.
Nuovo libro per Roberto Pinotti
Arrivata in edicola la più recente opera di Roberto Pinotti, massimo esperto italiano di Ufologia, intitolata SPAZIO: I SEGRETI E GLI INGANNI breve controstoria dell’astronautica. Il volume tratta ampiamente anche della possibile simulazione dei voli lunari nel programma Apollo della Nasa, citando Bill Kaysing e Ralph Renè. Si narra anche dei disastri spaziali tenuti nascosti dall’URSS e dell’operazione Argus e altri esperimenti nucleari condotti nello spazio. Buona lettura.
13 settembre: una “chicca” di Spazio 1999
Oggi è il 13 settembre e, per gli appassionati di fantascienza, è il giorno in cui nel 1999 la Luna, nel telefilm Spazio 1999, usciva dalla sua orbita per vagare nel cosmo infinito. Ho scovato questo filmato che è davvero interessante. Si tratta dei provini degli atterraggi delle astronavi, le “aquile”, in dotazione alla base lunare Alfa e ai suoi 311 abitanti. Per chi è un ammiratore di questa serie televisiva e di Brian Johnson, direttore degli effetti speciali, il video è da guardare con nostalgia. Devo anche ammettere che il filmato non è meno realistico di certi film della NASA realizzati durante l’era Apollo.
LINK CORRELATI: I più begli episodi di Spazio 1999 – Le Aquila di Spazio 1999 – Quanto è grande un’Aquila?
I due piccoli vulcani di Fiumicino preoccupano gli esperti
Lo scorso 24 agosto, tra lo stupore e la paura dei residenti, un piccolo vulcano di fango è comparso al centro di una rotatoria vicino all’aeroporto di Fiumicino. Il fenomeno naturale era apparso inizialmente come un potente geyser, che sputava anidride carbonica e metano. Le analisi dell’Istituto Nazionale Nazionale di Geofisica e Vulcanologia dell’Università Roma Tre avevano certificato l’esistenza di sacche sotterranee da cui fuoriusciva un mix di gas e fango. Ma dopo due settimane dall’inizio del fenomeno, ecco una nuova sorpresa: da un tombino a meno di due metri dal vulcano è iniziata a fuoriuscire altro fango e terra. “E’ probabile che il gas abbia scavato e fratturato il terreno sotto il tombino”, spiega la vulcanologa Maria Luisa Carapezza. “Era prevedibile un ampliamento del fenomeno visto che il gas cerca vie di uscita dal sottosuolo. Stiamo effettuando ulteriori esami geolelettrici e insieme al Comune si sta già pensando a come bloccare il vulcano. Il fenomeno è circoscritto ma sarebbe meglio risolvere la situazione in tempi rapidi”. Non si può escludere infatti che nuove bocche emergano nella zona, molto trafficata e non lontana dallo scalo romano. Intanto però l’area del vulcano ha ormai raggiunto gli oltre venti metri quadrati: un vero e proprio lago di fango con continue e potenti eruzioni. “Si tratta con buona probabilità di una derivazione del primo fenomeno, originatosi nella rotonda di via Coccia di Morto, a Fiumicino”, fanno sapere fonti del Comune. “La situazione è costantemente monitorata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dalla Protezione Civile e dalle forze dell’ordine”. OstiaTV, all’interno di un servizio realizzato sul posto, ha mostrato le immagini del secondo cratere che risulta ancora in pienissima attività. (Radio RMT)
Continua ad ingrandirsi il “vulcanetto” di Fiumicino
Continua ad ingrandirsi il “vulcanetto” spuntato a Fiumicino qualche settimana fa. I ricercatori dell’Ingv presenti sul posto hanno parlato di sacche di gas che si sono rotte naturalmente sotto il suolo. Il “vulcanetto” emette fuoriuscite di anidride carbonica ed è strettamente monitorato 24 ore su 24. Il diametro del vulcanetto è ormai di quasi due metri, e continua ad ingrandirsi di giorno in giorno. Ecco le ultime immagini divulgate su Youtube: (www.meteoweb.eu)
Stasera la Luna ci porterà fortuna
Col passare del tempo, crescono gli studi che mettono in discussione certe fotografie prodotte dalla NASA durante le missioni Apollo alla conquista della Luna. Ecco uno dei tanti esempi che si trovano in Internet. Guardate con attenzione queste immagini e ponetevi delle domande giungendo alla vostra conclusione.
Libri di approfondimento: LA PENNA PIÙ VELOCE DEL WEST – LA LUNA DI CARTA.
Ancora la fandonia di Marte
Volo di sola andata su Marte: anche 35 italiani tra i 170mila candidati
(SOLE 24 ORE) 2022 è un bel numero, se piacciono le cifre. È anche l’anno in cui il primo equipaggio di Mars One sbarcherà su Marte, per non fare mai più ritorno. E chi mai ci andrà, uno potrebbe chiedersi. Incredibile ma vero il progetto ha aperto le iscrizioni per candidature a diventare il primo uomo/donna a porre piede su Marte, e lì rimanerci ripetiamo, e sono piovute in un paio di mesi 170.000 domande, fra cui 35 di nostri connazionali. Mars One è un’impresa no profit creata da alcuni olandesi in società con privati statunitensi e canadesi. Il progetto è strano, ma, assicurano tutti, molto serio: mandare un’astronave su Marte e popolare il pianeta con persone che vogliono trasferirsi lì a partire dal 2022. Già un paio di nomi illustri del passato spaziale si sono detti disposti ad andare su Marte senza ritorno: Buzz Aldrin, che fu sulla Luna con le missioni Apollo del secolo scorso, e Valentina Tereskova, la prima donna in assoluto ad andare nello spazio 50 anni fa. Ma cosa spinge così tanta gente a candidarsi a una missione già di per sé rischiosissima, comunque senza possibilità di tornare indietro? Lo hanno spiegato a una conferenza stampa tenutasi lo scorso agosto a Washington quattro fra i candidati astronauti. Haaron Hamm, 29 anni direttore di un hotel, ad esempio dice che da quando è nato non sogna altro, mentre Leila Zucker, sposata, 45 anni e medico di pronto soccorso, dice che da sempre ha sognato di essere il primo medico di emergenza nello spazio, talmente motivata da aver scritto una canzone sul suo viaggio su Marte. Austin Bradley, 32 anni e softwarista esperto, si è presentato con due divertenti antennine verdi, tanto per non lasciare dubbi sul fatto che bisogna essere un po’ pazzerelli per mettersi in un’impresa del genere. Andare su Marte comporta molti rischi. Intanto il lancio e il viaggio di ben sei mesi esposti alle radiazioni cosmiche, visto che la protezione del campo magnetico terrestre cessa a una certa distanza, poi l’atterraggio sul pianeta rosso e la sopravvivenza.
Non che i candidati astronauti si siano detti preoccupati più che tanto, “nessuno di noi ha intenzione di morire”, ha detto la Zucker cui basterebbe sopravvivere un paio di anni, senza specificare se terrestri o marziani, ma sarebbero disposti anche per un solo anni di sopravvivenza. Se si leggono sul sito del progetto le motivazioni dei candidati italiani la musica non cambia molto passando da Luigi, 19 anni, studente a Carlo, addirittura fisico teorico di 57 anni. Tutti dicono di essere pronti a lavorare in team e di voler andare su Marte, punto e basta sostanzialmente, anche se aggiungono qualche frase a effetto sulla loro vocazione. Se mai questi o altri ci andranno è da discutere, il progetto ha un business model quanto meno bizzarro ma validato da esperti e supportato da un paio di premi Nobel: far quattrini con gli sponsor, e qui non serve il Nobel per capirlo, e poi far partecipare in modo collaborativo il pubblico alla preparazione dell’impresa. In altre parole prevedono una lunghissima trasmissione, mesi e mesi, tipo grande fratello e per vederla si pagherà un piccolo gettone. Al di là delle facili battute occorre dire che da mesi in America, e ora anche un po’ in Europa, si susseguono le iniziative “private”, dato che le agenzie spaziali hanno programmi che proprio non entusiasmano il pubblico, da quello Nasa di mandare astronauti su un asteroide a quello europeo di mandare su Marte una sonda evoluta quanto si vuole ma pur sempre un robot. Proprio questa settimana è uscita l’ennesima “prova” del fatto che la vita terrestre verrebbe da Marte. Gli astronomi ci giocano da 100 anni con queste ipotesi, pare invece che il grande pubblico si diverta di più a riportarla indietro sul pianeta rosso. Speriamo uno dei selezionati per il grande, e definitivo, balzo sia italiano.
Come ho scritto spesse volte, è tutta una pantomima, una presa in giro per allocchi. Non vi è disponibile la tecnologia per assicurare il viaggio di un gruppetto di persone verso il pianeta rosso. Oltre all’annoso prblema delle radiazioni, non esiste la logistica di mantenere in vita esseri umani nello spazio per 6 mesi mutrendoli con vero cibo. Perché, se si alimentassero unicamente con pillole o liofilizzati, il loro apparato gastrointestinale andrebbe “in avaria” nel giro di un paio di settimane. Occorrerebbero tonnellate di cibo e una quantità d’acqua con ridondanza di macchinari per il riciclo. Necessiterebbe un’enorme astronave grande quanto la ISS (Stazione Spaziale Internazionale) che dovrebbe essere assemblata a moduli nello spazio al costo di miliardi di euro. Poi ci sarebbero i contraccolpi psicologici ed emotivi sugli occupanti per un viaggio senza ritorno, se non si tratta di una missione suicida. La solita bufala confezionata per i creduloni.
Estate da record per i terremoti, con quasi 3.000 scosse
Immagini reali della cometa ISON C/2012 S1
Ecco una carrellata d’immagini vere della cometa C/2012 S1 ISON , in sequenza cronologica a partire dalla sua scoperta annunciata ufficialmente il 21 settembre 2012. Con l’avvicinarsi al centro del sistema solare e l’allungarsi della notte boreale, dovrebbe divenire sempre più osservabile anche da telescopi di minori dimensioni.