L’uomo con il tatuaggio della sua data di morte a Torino

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È possibile che un uomo abbia tatuata sul braccio la data della propria morte e le iniziali di chi lo avrebbe ucciso in un sinistro stradale? A Torino sì. E non è una leggenda metropolitana. È una storia vera suffragata dalla Polizia e da un inequivocabile referto medico di pronto soccorso.
Ma vediamo come si svolsero i fatti…
Ito De Rolandis è un giornalista e scrittore di Torino diretto testimone della cronaca, soprattutto nera,cittadina. Ha collaborato con diverse e prestigiose riviste, giornali, trasmissioni televisive e radiofoniche.
Del fatto che andremo tra poche righe a raccontare, De Rolandis, è stato testimone diretto assieme ad un fotografo, agenti della Polizia Stradale e personale del pronto soccorso.
Siamo negli anni Sessanta e allora i tatuaggi erano appannaggio di pochi, la moda sarebbe scoppiato solo decenni più tardi.
Era di notte e il giornalista si trovava con il suo fotografo a sbrigare una faccenda di cronaca, apparentemente facile.
Ito De Rolandis ha descritto, con dovizia di particolari, l’episodio nel suo libro (imperdibile e quasi introvabile) “Misteri fatti incredibili e veri all’ombra della Mole”.
Siamo negli anni Sessanta. Siamo a Torino zona corso Massimo D’Azeglio sul Lungo Po. Era autunno. Siamo alle Molinette.
C’era un morto disteso su un lettino da obitorio essenziale e asettico. Un cadavere di un uomo sui cinquantanni con i capelli neri ricciuti, il naso aquilino e le labbra spesse pronunciate. Attorno a lui cronisti, poliziotti e infermieri.
Il cadavere aveva una caratteristica ben precisa: il corpo interamente ricoperto di tatuaggi. Bestie orribili e donne nude. E poi quella strana sequenza di numeri e di lettere tatuate a caratteri cubitali: M.T.GAY 1.11.62. Il giornalista disse al fotografo di scattare e documentare tutto. Soprattutto un primo piano di quelle strane lettere e numeri.
L’uomo era morto in un banalissimo incidente stradale. Era stato investito.
Nel frattempo arriva la moglie del defunto che non sa ancora che il marito è morto e parlando con i poliziotti fornisce alcuni dettagli fondamentali per l’identificazione dell’uomo. Si chiamava Ramon Navarro, faceva il carpentiere e i tatuaggi se li era fatti in Australia, dove era andato a lavorare prima della Seconda guerra mondiale.
Nel frattempo arriva una pattuglia della Polizia Stradale con un’altra donna: l’investitrice che aveva causato la morte dell’uomo tatuato investendolo con una 500. Una botta da poco ma Navarro era caduto male sbattendo violentemente la testa.
Il caso di cronaca sembrava facile, nella norma e il giornalista Ito De Rolandis con il suo fotografo se ne stava per andare mandato dal caporedattore al commissariato Barriera di Milano dove gli agenti avevano appena fermato due bambini che guidavano una 1100.
Prima di andare via una semplice domanda al Brigadiere di turno per avere qualche informazione in più per l’articolo di cronaca.
“Brigadiere, mi può raccontare com’è accaduto”? chiese De Rolandis.
“Un incidente banale – rispose il poliziotto – Il pedone era stato al cimitero di Pianezza ed era uscito dal camposanto con l’ombrello aperto. Ha attraversato la strada fuori dalle strisce pedonali in un punto non illuminato. La ragazza era sulla 500. Quando lo ha visto era troppo tardi”.
“Come si chiama la ragazza?”
“Maria Teresa Gay di anni 23”
“Ma sta scherzando?”
“No, è chi è questa qui?”
“Non so ma il suo nome è scritto sul braccio del morto”.
A questa informazione il Brigadiere va in fibrillazione e chiede spiegazioni.
Il giornalista porta il Brigadiere dal cadavere e gli fa vedere il tatuaggio: M.T.GAY 1.11.62.
“Ma oggi quanti ne abbiamo?”
“Brigadiere, oggi è il primo novembre del 1962.
P.s. Le indagini appurarono che l’uomo investito e l’investitrice non si erano mai conosciuti prima eliminando quindi del tutto l’ipotesi, seppur improbabile, che la Maria Teresa Gay avesse ucciso l’uomo per motivi passionali.
Quel tatuaggio fu e rimarrà per sempre un mistero. ( http://torinomisteriosa.com/ )

Di episodi come questo, ce ne sono in una città come Torino. Tenuta sotto scacco della massoneria, retaggio savoiardo, e di combriccole esoteriche, costui, tra il serio ed il faceto, si sarà rivolto a un medium per sapere la sua data di morte. Un classico. Lo spiritismo è una cosa assolutamente reale e “altri mondi” esistono. Ne approfitto per dire a tutti, pertanto, di stare lontani da quelle robe li che non sono uno scherzo. Al mio paese, molti anni fa, un gruppetto di adolescenti fece una seduta spiritica poichè uno di loro manifestava poteri medianici. Durante quell’episodio, molti di quei ragazzi rimasero scioccati da ciò che avvenne (ne incontrai uno quella notte, bianco in volto come un lenzuolo, che cercava disperatamente una chiesa con acquasantiera per segnarsi). A distanza di anni, i partecipanti a quella seduta sono morti tutti giovani, chi in incidente stradale, chi fulminato dalla corrente industriale mentre saldava ecc. Solo il medium è ancora vivo poiché gli spiriti, credo io, li mantengono in vita, servono loro per comunicare e interagire con l'”aldiqua”.